Intervista a panpanya per il Kono Manga ga Sugoi! 2014

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Pubblichiamo di seguito la traduzione integrale dell’intervista allə mangaka panpanya realizzata nel 2014 dalla redazione del Kono Manga ga Sugoi!web, sezione online della famosa rivista che classifica e recensisce i migliori manga dell’anno precedente alla sua data d’uscita. Lo facciamo per celebrarne idealmente i dieci anni di carriera da poco passati. Qui e qui potete trovare l’intervista in lingua originale.
panpanya è tra lə autorə giapponesi più interessanti in attività e molte delle sue opere sono pubblicate in Italia da Star Comics. Ashizuri suizokukan è stata la sua prima raccolta di storia brevi, che spaziano tra slice of life, fantastico e onirico, dove la stranezza del e nel quotidiano diventa “normalità”.

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Nella classifica della rivista Kono manga ga sugoi!, Ashizuri suizokukan ((a))si è classificato al 14° posto nella sezione “lettori maschili”, nonostante fosse disponibile solo in alcune librerie selezionate!

Abbiamo avuto la possibilità di parlare a lungo con l’esordiente panpanya e con il responsabile della casa editrice 1gatsuto7gatsu, che ha pubblicato Ashizuri suizokukan. Abbiamo visto da vicino una delle migliori opere di quest’anno!

Ci è voluto quasi un anno per comporre l’antologia”.

Redazione: Ashizuri suizokukan si è classificato al 14° posto nella classifica Kono manga sugoi! 2014. Prima di tutto, mi dica cosa ne pensa a riguardo.

panpanya: È stato assurdo.

R: Mi spieghi con calma, per favore.

p: Quando ho guardato gli altri titoli in classifica ho pensato: “Ashizuri Suizokukan è in classifica?”. Per altri manga ha senso e dicevo: “Capisco, questo si è classificato alla posizione X”, ma essere al 14° posto con questa sensazione di sorpresa non è strano?

R: Non credo. Ci sono state molte persone che hanno votato, ecco perché si trova in questa posizione.

p: Capisco. Ma in realtà non ho visto molti posti che vendono l’opera; quindi, non ho la sensazione che la gente lo legga, in ogni caso.

R: Il modello di distribuzione è un po’ particolare. È la prima volta nella storia del Kono manga sugoi! che un volume unico, disponibile solo in alcune librerie, si è classificato nella top 20. Dove posso acquistarne una copia?

Editore: Per ora, potete fare un po’ di scorte su Amazon.

R: Che tipo di editore siete voi di 1gatsuto7gatsu?

E: Siamo una normale casa editrice, ma ci occupiamo anche di prodotti legati all’animazione. Tuttavia, non passiamo attraverso un distributore come i grandi editori, ma trattiamo direttamente con le librerie.

R: Ho saputo che in origine Ashizuri suizokukan era una dōjinshi, poi diventato un volume per 1gatsuto7gatsu. Potete dirci come è nato?

p: Tutto è iniziato quando il club in cui c’era un conoscente stava per pubblicare una dōjinshi per il Comitia e mi ha chiesto se volessi disegnare manga. In quell’occasione disegnai Atarashi sekai (“Nuovo Mondo”) (inclusa in Ashizuri suizokukan), ed era la prima volta che disegnavo un manga con una vera e propria trama. In seguito, ho continuato a pubblicare i miei lavori, ma a un certo punto il club ha smesso di essere attivo, così ho iniziato a partecipare al Comitia come singolo, occupando uno spazio tutto mio. A quel tempo, ho raccolto i miei lavori precedenti in una pubblicazione intitolata ASOVACE.

E: Il responsabile di un evento chiamato Shiryōsei Hakurankai1 mi ha detto che c’erano artisti interessanti come panpanya. Poi mi è stato presentato il suo lavoro e mi è stato chiesto: “Ti piacerebbe pubblicare un suo libro?”. Ho risposto: “Perché no?” e mi sono rivolto a panpanya per pubblicare ASOVACE.

p: Questo è ASOVACE.

R: Ah, interessante! È rilegato a mano in stile giapponese ed è spesso! È quasi spesso come una normale rivista shōnen.

p: All’inizio mi è stato detto che potevo pubblicare ASOVACE, ma quando ho incontrato l’editor, gli ho mostrato la dōjinshi di Ashizuri suizokukan, che avevo appena realizzato…

E: All’epoca dissi: “Questo mi piace tantissimo” (ride).

p: A dire il vero, se si fosse trattato di fare un’antologia contenente solo le mie opere passate, non mi sarebbe sembrata una buona idea, ma a loro è piaciuto Ashizuri suizokukan e hanno detto: “Includiamolo!”. Sapevo di poter realizzare qualcosa che avrebbe funzionato.

R: La copertina della versione dōjinshi di Ashizuri suizokukan è molto bella. Come è nata?

p: Ho ritagliato un quadrato da una parte della copertina e ho incollato una foto. Sopra di essa ho messo uno strato di gel medium, un prodotto che si mescola con la vernice acrilica per cambiarne la consistenza. Il gel medium fa sì che l’inchiostro coli un po’ e che si formino bolle d’aria nello strato trasparente, dando alla superficie un aspetto irregolare, come la superficie dell’acqua. L’ho usato per dare l’impressione di una vasca per acquario incastonata nella copertina. Ho potuto fare solo un piccolo numero di copie perché la carta doveva essere stesa e asciugata per diversi giorni, ma il lavoro mi piace molto.

R: Si tratta di un aspetto unico nelle dōjinshi e piuttosto difficile da riprodurre nei libri pubblicati commercialmente. È interessante non solo come libro, ma anche come oggetto.

E: Nel processo di trasformazione del lavoro passato di panpanya in un volume unico, abbiamo riorganizzato tutto in modo tale che i racconti di ASOVACE si intrecciassero con la versione dōjinshi di Ashizuri suizokukan, ma ci è voluto un bel po’ per trovare una soluzione.

p: Sì è vero, ci è voluto quasi un anno.

R: Un anno intero per comporre l’antologia!?

p: Le dōjinshi erano destinate a essere complete come libri singoli. Pensavo che ognuna di esse fosse un’opera d’arte a sé stante in quanto “oggetto-libro”. Ero consapevole del fatto che erano realizzate a mano, quindi se avessi ricalcato il contenuto delle dōjinshi così com’erano, la nuova opera sarebbe stata in un certo senso una copia degradata delle dōjinshi. Poiché avremmo fatto stampare e rilegare il libro da una tipografia commerciale, dovevamo ripensare la forma per utilizzare le qualità di un prodotto industriale, che sono diverse da quelle di un prodotto fatto a mano, senza compromettere l’idea di “opere manga come oggetti singoli”. Ho pensato di poterlo fare dalla reazione che ho avuto quando ho presentato la versione di Ashizuri suizokukan ai responsabili del progetto.

Immaginare di abituarsi dopo 10 anni

R: La versione commerciale di Ashizuri suizokukan è elaborata tanto quanto la versione dōjinshi. Alcune persone la comprano perché vogliono tenerla a casa come oggetto. Anche la copertina è un materiale piuttosto insolito, non è vero?

E: Si tratta di scatole di cartone per ortaggi.

R: Per ortaggi?

E: Sono scatole di cartone utilizzate dai fruttivendoli per le verdure, che hanno una stampa colorata sul fronte. Questa è la carta con cui è fatta la copertina.

p: Quando questo materiale viene utilizzato per le scatole di cartone per le verdure, il cartone ondulato viene incollato insieme, ma prima di essere incollato, la carta deve essere lavorata e il lato che dovrebbe essere nascosto dalle onde ondulate viene utilizzato per la parte anteriore.

R: Come lo avete scelto?

p: Quando ho detto per la prima volta che volevo una carta che assomigliasse al cartone, l’editor mi ha mostrato una serie di campioni; tra questi mi è piaciuta questa carta e ho deciso di usarla. Mi piace il fatto che sia un materiale familiare, che ho già visto e toccato da qualche parte.

R: Anche le pagine interne del libro sembrano realizzare con una carta speciale.

E: All’inizio abbiamo utilizzato un campione di una carta chiamata Adonis Rough, una carta ruvida e spessa.

R: È il tipo di carta spesso utilizzato per i fumetti.

p: La qualità di Adonis Rough non era proprio quella che avevo immaginato. Volevo qualcosa di più simile al disordine della straw paper e Adonis Rough sembrava troppo ordinata. Tuttavia, se fosse stata solo straw paper, sarebbe stata troppo fragile e sottile.

E: Poi una straw paper più spessa è stata trovata dalla tipografia GRAPH.

R: Capisco. Pensavo fosse un tipo di carta simile a quella usata per Weekly Shōnen Jump.

E: È un tipo di carta a tre colori.

P: Anche la carta usata per Jump era nella lista dei candidati, perché ha una buona consistenza, ma ritenevo che il colore fosse un po’ troppo forte (per l’uso che ne facevo in Ashizuri suizokukan). Ho chiesto loro se potessero trovare una carta con la stessa consistenza della carta di Jump, ma con un colore più leggero e grezzo.

R: La copertina è dotata anche di una sovracoperta in vinile trasparente.

E: Qualcosa di simile alle vecchie copertine plastificate di Margaret Comics2.

p: Inoltre, somiglia a Colour Books3. È un materiale che ha una grana a strisce, leggermente filtrato, ed è increspato come una superficie acquatica. Credo che con il tempo svilupperà una bella texture, come i Colour Books che si trovano nelle librerie di seconda mano.

E: Il rivestimento in vinile è stato molto impegnativo (ride). Dovevamo applicarlo a macchina, ma c’erano piccoli ritiri del materiale: bastava un millimetro di differenza perché si attaccasse o si sfilacciasse.

p: L’abbiamo fatto rifare più volte.

R: Il lavoro di rilegatura è stato fatto completamente da entrambi, immagino.

p: Quando ho detto: “Questo è il modo in cui lo voglio”, il tipografo l’ha realizzato esattamente così.

E: In generale non sono una persona che si occupa di rilegatura, più che altro mi occupo di aspetti tipografici.

p: Anche il lettering di alcuni dialoghi è stato corretto.

R: Nella storia breve Innocent World, alcuni caratteri sono sfocati. Come avete gestito la cosa?

p: Ho usato una volta un piccolo risultato di una stampante a getto d’inchiostro, che poi ho scansionato. Solo il testo di questa parte è stato modificato dalla sua prima pubblicazione.

R: È molto elaborato. Inoltre, il volume contiene molte pagine a colori dalle particolari tonalità.

p: Le bozze originali di Ashizuri suizokukan, incluse all’inizio del volume, erano in bianco e nero, ma poiché il fumetto doveva essere pubblicato in forma di libro, volevo renderlo a colori nella parte iniziale, così ho aggiunto gli acquerelli.

E: Hai fatto riferimento a qualcosa quando hai deciso la combinazione di colori, vero? Credo che si tratti di una cartolina dell’anteguerra.

p: Sì, volevo che i colori mantenessero il fascino delle cose stampate, ma quando ho provato a farli in casa la mia stampante a getto d’inchiostro non li ha prodotti come volevo.

R: Ci sono pagine a colori sia in mezzo al volume che in prima pagina… Non ci sono pagine a colori solo all’inizio, come normalmente succede!

p: All’inizio mi hanno detto (per adattarlo alla rilegatura) che avrebbe dovuto essere all’interno dell’unità di sedici pagine4, ma alla fine ho chiesto loro di inserirlo in un layout secondo il mio gusto.

E: Ho detto: “Bene, d’accordo” (ride).

p: Mi dispiace.

R: Tutto ciò richiede anche molto tempo e denaro. Quando si parla della rilegatura, sembra costi un sacco di soldi fare un libro.

E: Sì è costato xxx yen (sussurra).

R: Ma è il costo di un’edizione deluxe o premium!

E: Per questo motivo trattiamo direttamente con le librerie, perché non è redditizio rivolgersi a un’agenzia. Sarebbe brutto se non potessimo spendere soldi per la produzione dei libri.

p: Ogni volta che le specifiche del libro venivano finalizzate, pensavo: “Va bene così o l’intera casa editrice andrà a fondo per aver realizzato il mio libro?”.

E: (esplode in una sonora risata).

R: Grazie per queste informazioni, sono stupito (ride). Tra l’altro, le versioni vendute al Comitia hanno obi5 diversi rispetto all’edizione di 1gatsuto7gatsu. Sono in russo?

p: Esatto. Quello venduto al Comitia ha come appendice un acquario di carta, quindi l’obi si riferisce a quello, descrivendolo. Nella fase di pre-release, era stato solo annunciato che un acquario sarebbe stato fornito come gadget. Così ho comprato e ho scoperto che si trattava di un oggetto di carta e ho pensato: “Questo è un acquario? Non è come quello vero!”. Pensavo che sarebbe stato un progetto deludente. Ma tutti l’hanno portato avanti, così ho pensato: “Oh, allora è così che sarà”.

R: Beh, non si può tornare a casa in metropolitana o in treno con un vero acquario in braccio (ride).

p: Il buon senso suggerisce che i lettori non si aspettavano che un fumetto fosse accompagnato da un vero acquario, o forse nessuno era semplicemente interessato a un supplemento…

R: Perché la rilegatura è così elaborata, comprese le appendici e le diverse versioni dell’obi?

p: Se si vuole solo disegnare un fumetto e farlo leggere, oggi si può farlo sul web, e pubblicandolo sul web, molte persone possono vederlo gratuitamente. Non si deteriora, può essere ingrandito o ridotto e può essere aggiornato a piacimento. Con la carta, invece, non si può aggiornare nulla, ci vuole tempo e denaro per pubblicarlo, si deteriora e mettendo il tutto sul fuoco brucia.

R: Sì, è vero, brucerebbe…

p: Questi sono svantaggi se li si considera tali, ma quando si mettono a confronto i libri cartacei con i fumetti sul web o gli e-book, credo che si debbano considerare questi svantaggi come peculiarità. A me piacciono i libri cartacei.

R: I manga tendono a concentrarsi sul contenuto, ma credo che uno degli obiettivi sia quello di creare un’opera “sotto forma di libro”.

p: Sì, ho pensato alla sua forma, immaginandolo appoggiato sopra uno scaffale per molto tempo, mentre si sbiadisce, si deforma, per poi abituarsi a esso dopo una decina d’anni.

R: Un libro che diventa tale solo dopo 10 anni… Fantastico!

p: No, non è così bello… Mi piacciono semplicemente le cose che “si degradano in modo evidente”.

Gli onigiri del konbini portano alla rilegatura dei libri?

R: Quando ho sentito parlare della rilegatura, ho avuto l’impressione che lei sia un artista. Oltre ai fumetti, realizza anche oggetti tridimensionali?

p: Sì, li faccio. Ho alcuni oggetti tridimensionali sul mio sito personale, se volete dare un’occhiata.

E: Come una sedia ergonomica da ufficio.

R: Cosa?

p: La sedia ha una ventola montata sotto il sedile per raffreddarla. Non la uso a causa della polvere, per questo dice che dovrei venderla… Oh, anche questa l’ho fatta io, una bicicletta con tre ruote (pag. 259 di Ashizuri suizokukan).

R: Questa… da che parte si muove?

p: Da nessuna parte… viene utilizzata solo come sedia.

R: Sedia?

p­: Ricordo che l’idea originale era un veicolo che ho visto in sogno. Nei sogni, anche se qualcosa di strutturalmente impossibile come questo sta correndo, non provo alcun senso di disagio e lo lascio passare. È come se dicessi: “Se ha le ruote, funzionerà”. Tuttavia, quando costruisco l’oggetto reale, mi rendo conto che non si può muovere.

R: Non può farlo, vero?

p: Ognuna delle tre ruote punta in una direzione diversa, quindi non gira in nessuna direzione ed è stabile. È mia abitudine tenere un diario dei sogni quando mi sveglio al mattino, ma mentre lo tenevo mi sono reso conto: “Ehi, questa cosa non si muove”.

R: Utilizza il suo diario dei sogni come quaderno delle idee?

p: Il diario dei sogni è semplicemente un hobby. Il quaderno delle idee lo tengo separato. Ecco qui.

R: Oh, wow. Posso dare uno sguardo all’interno?

p: Ecco a lei. Forse non è proprio uno sketchbook.

R: Note di testo scarabocchiate, schizzi approssimativi, timbri, e altro… Sembra art brut, non è vero? E le etichette degli onigiri con maionese e tonno del konbini, per di più con il lato che mostra gli ingredienti dappertutto… Che cos’è tutto questo? (ride)

p: Mi piace mangiare onigiri con la maionese e il tonno e quando ne trovo uno nuovo, lo compro, lo mangio e lo etichetto in questo quaderno.

R: Ah, è semplicemente questo (ride).

E: Dicono che anche all’interno della stessa catena di konbini gli ingredienti possano cambiare.

R: In base alla regione?

E: Sembra che dipenda dalla regione e dal periodo dell’anno.

p: Mi sono chiesto se ci fosse qualcosa di diverso nel sapore, visto che la quantità degli ingredienti era cambiata nello stesso prodotto. Hanno bilanciato in modo diverso le quantità. È una specie di resoconto di quello che mangio…

R: Quindi è come un diario o un promemoria.

p: Esatto, è il taccuino della mia vita quotidiana. Tuttavia, mi dimentico di annotare ciò che ho ricevuto quel giorno o i luoghi in cui sono stato.

R: Ha qualche consiglio per gli onigiri dei konbini?

p: A me piace di più l’onigiri al tonno con maionese di Three F. Nella prefettura di Kōchi, Three F detiene un’ampia fetta di mercato e si vede spesso, ma per qualche motivo le alghe stagionate sono la norma a Kōchi; quindi, il Three F della regione del Kantō si adatta meglio al mio palato. Inoltre, gli onigiri al tonno e maionese di 7-Eleven sono buoni, ma troppo saporiti per me.

R: In che senso?

p: Gli onigiri dei negozi di alimentari, se considerati come un piatto, dovrebbero essere un po’ pasticciati. Al giorno d’oggi, 7-Eleven si sta avvicinando troppo ai buoni onigiri fatti in casa. Credo che siano fatti da una macchina in una fabbrica, ma conservano un “calore” sotteraneo… Gli onigiri dei negozi di alimentari dovrebbero avere una qualità che solo gli onigiri freddi fatti a macchina possono avere. Quindi, se ci discostiamo da questo e li rendiamo troppo deliziosi in direzione casalinga, credo che a sua volta il mondo della cucina casalinga subirà un declino.

R: Il declino della cucina casalinga! (ride)

p: Se gli onigiri dei discount sono troppo gustosi, la gente li comprerà al discount invece di cucinarli da sé. Se si pensa di comprare il riso, cucinarlo a casa, preparare gli ingredienti e fare gli onigiri, è facile e non costoso. Se questo non dovesse più accadere, la cultura della cucina casalinga potrebbe scomparire, il che mi fa sentire triste… Esiste una gamma di cibi pronti oltre agli onigiri, e sono tutti deliziosi.

R: Mi chiedo se sia in linea con ciò che ho menzionato prima, l’essenza delle cose…

p: Può essere… Direi che piuttosto che cercare di rendere il digitale più simile alla carta, dovremmo cercare di sfruttare i punti di forza del digitale e considerare gli svantaggi della carta come peculiarità piuttosto che cercare di eliminarli nel confronto con il digitale… Non so, non è la stessa cosa di essere ragionevoli o genuini. Ah, lei ha mobili in plastica con venature di legno, vero?

R: Sì, certo.

p: Non mi piacciono le imitazioni a buon mercato come quelle, ma in qualche modo sono lodevoli.

R: “Lodevoli” (ride).

Non disegno sfondi perché mi va di farlo!”

R: Una delle caratteristiche del suo lavoro, panpanya, è che le figure sono piuttosto grezze, ma gli sfondi sono disegnati con grande dettaglio.

p: Non è un’ossessione disegnare in modo particolarmente dettagliato… Disegno in modo dettagliato quando penso che qualcosa non “regge” se non lo disegno in quella maniera. D’altra parte, cerco di non disegnare più del necessario per le scene che non ritengo debbano essere disegnate dettagliatamente o che “reggono” senza essere disegnate così. Per esempio, penso che questa scena (Ashizuri suizokukan, p. 101) sia una “buona” scena. Sono consapevole del fatto che disegno nei dettagli le vignette in cui sento che le cose stanno andando in un certo modo.

R: Cosa intende per “reggere” e “non reggere”?

p: Per esempio… questa scena in cui la protagonista alza lo sguardo e dice: “Ha un sapore difficile da commentare…” (Ashizuri suizokukan, p. 120), è una scena in cui la protagonista non prova alcun sentimento riguardo al sapore, quindi la sua mente è rivolta altrove. La vignetta successiva è quella in cui viene rappresentato questo “altrove”.

R: Questa vignetta non “reggerebbe” se non raffigurasse ciò che è al di là dello sguardo.

p: Sì, e lo stesso vale per questa vignetta (Ashizuri suizokukan, p. 41). La protagonista dice: “Oh, un’automobile classica” e io ritengo che se venissero raffigurati solo lei e l’auto, si tratterebbe di qualcuno interessato al fatto che è un’automobile classica e che vi presta particolare attenzione, isolandosi dal resto.

R: La protagonista non sembra particolarmente interessata all’auto, infatti.

p: Se la scena riguarda il distogliere lo sguardo a caso, l’ambiente in cui la persona sta guardando deve essere ben rappresentato per esprimere l’azione fisica e mentale di “distogliere lo sguardo”. Ad esempio, se a scuola il preside sta parlando di qualcosa di noioso, non basterebbe contare delle macchie sul soffitto? Se si dovesse rappresentare questa situazione solo descrivendo la scena, si dovrebbero raffigurare i dettagli del muro nello stesso momento in cui il preside parla, altrimenti si darebbe l’impressione che i personaggi stiano ascoltando con attenzione ciò che egli dice. Non credo che raffigurare lo sfondo in modo dettagliato equivalga necessariamente a esprimere una mancanza di attenzione, ma in ogni caso comprendo questo utilizzo.

R: Capisco.

p: Di conseguenza, al contrario, non disegno le parti in cui lo sfondo sarebbe d’intralcio. Non ho disegnato lo sfondo in questa vignetta, “Mmm, dove sarà andato?” (Ashizuri suizokukan, p. 236). Ho pensato che in questo caso, se lo sfondo fosse stato disegnato più dettagliatamente in un modo diverso dall’oggetto della ricerca, avrebbe dato l’impressione che la protagonista non stesse davvero cercando qualcosa.

R: Pensavo che lei volesse disegnare molti sfondi dettagliati, ma mi sbagliavo.

p: Non è che non ci siano scene di questo tipo, ma fondamentalmente le disegno perché mi servono per raccontare la storia. Inoltre, non voglio disegnare troppe cose inutili che distraggano l’attenzione del lettore verso parti irrilevanti della storia, per cui sono consapevole di ciò che è necessario e sufficiente. Se voglio disegnare molti sfondi, penso a una storia che ha bisogno di molti sfondi.

R: Quali sono le ragioni dello stile di disegno approssimativo e semplice dei personaggi?

p: I personaggi sono vivi e in movimento, quindi se uso un metodo in cui li osservo e li disegno nei dettagli, diventano rigidi, come manichini ritagliati. Non sono molto bravo a disegnare i personaggi in modo vivido e preciso. Ho l’impressione che quando faccio una copia realistica, il senso della vita si perda. Gli oggetti in movimento respirano e si muovono, quindi vacillano rispetto a uno sfondo fisso. Ho pensato che sarebbe stato opportuno disegnare i personaggi in maniera simpatica e poco rigorosa, in modo che almeno fossero riconoscibili come “arrabbiati” o “sorridenti”, informazioni necessarie quando si disegna un personaggio vivo.

R: Sì, sono disegni semplici ma molto espressivi.

p: Grazie.

R: panpanya, lei sembra un personaggio uscito dalle sue opere.

p: Mi viene detto spesso.

E: Tutte le battute pronunciate dai personaggi nel manga sono dette nel normale modo di parlare di panpanya (ride).

R: Quando si parla con panpanya di persona, si ha la stessa impressione che si ha leggendo i suoi manga.

p: Sì, non penso quasi mai a cose come le personalità uniche dei personaggi. Lascio che siano loro a parlare, a formulare i dialoghi con le proprie parole.

R: Tra i suoi personaggi, mi piace molto Leonardo, con quelle orecchie cadenti.

p: Ah, Leonardo. Leonardo è un cane con le orecchie cadenti in Il tuo pesce (in Ashizuri suizokukan), ma in altre opere è talvolta uno shiba. Non avevo nemmeno intenzione di dargli un nome, ma c’erano scene in cui non avrebbe funzionato senza; quindi, non ho avuto altra scelta che dargliene uno. Avrei potuto chiamarlo in qualsiasi modo, non ricordo perché ho scelto Leonardo.

I pesci “sembrano dolci”

R: Come suggerisce il titolo, nell’acquario di Ashizuri ci sono ovviamente i pesci. Le piacciono i pesci?

p: Non so se disegno i pesci perché mi piacciono. Mi piace il fatto che sembrano dolci.

R: Cosa intende di preciso?

p: I pesci non oppongono nessun tipo di resistenza. Sono in balia del loro destino. Mi piace il modo in cui appaiono indifferenti anche nel momento in cui vengono uccisi. Non sono né felici né tristi.

R: Questo disegno (Ashizuri suizokukan, p. 52) le dà questa sensazione?

p: Ah, sì. Penso spesso alla pesca del tonno, che è molto popolare, come uno spettacolo. Anche quando si tratta di pesca del tonnetto striato, la cosa viene rappresentata in modo simpatico, come “uomini che combattono il mare”. Tuttavia, se si trattasse di una caccia al cane con relativo smembramento, gli uomini non verrebbero considerati molto cattivi?

R: Credo proprio di sì (ride).

p: I pesci sono secondi a… gli insetti, credo. Se calpesti una formica, non vieni accusato di nulla. I pesci, beh, sono quasi a posto, le persone pescano per divertimento. Ma se si fa del male a un mammifero come un cane, ci si becca uno: “smettila, che stai facendo?!” (ridono tutti). La musica di sottofondo si adatta allo chef durante la preparazione del pesce. È la tecnica di un artigiano, come i tamburi e i flauti giapponesi! Ma se viene suonata una musica di sottofondo cool durante l’uccisione di un cane, ci saranno grandi fischi. Se ci pensate con calma, un sugarello giapponese morto, per esempio, è il corpo di una creatura divisa a metà, e la gente lo mangia con un’espressione disinvolta sul volto e dice: “È così pietoso maltrattare un cane!”.

R: È vero (ride). Per curiosità, le piace mangiare il pesce?

p: Certo. Quando dico che mi piace il pesce, non è nel senso del benessere degli animali o perché penso che i pesci dovrebbero essere curati di più. Si tratta del fatto che l’indifferenza a queste situazioni che non quadrano è illuminante.

R: A questo proposito, ci sono illustrazioni tecniche sugli squali nell’opera.

p: Stavo leggendo un vecchio libro sui pesci e nella descrizione degli squali ho letto una frase che diceva che venivano usati come materia prima per la produzione di nerimono6.

R: Ah, questo è esattamente ciò che l’illustrazione in Ashizuri suizokukan dice a proposito del nerimono: ad esempio, “si usa per fare il kamaboko” o “si usa per fare il satsuma-age7”.

p: Sì, è così. Per quanto riguarda quello che dice, è vero, perché ho scritto tutto esattamente secondo il testo del libro sui pesci. Ho letto quel libro illustrato e ho pensato: “Non è possibile”.

R: In effetti, non credo di aver visto molti libri illustrati sugli animali che includono preparazioni culinarie nella descrizione di pecore e cinghiali (ride).

p: Questo genere di cose mi fa anche chiedere: “Funziona così perché si tratta di pesci?”. Penso che sia interessante che i pesci siano visti un gradino al di sotto degli altri animali.

R: Oltre ai pesci, in ogni caso, sono presenti alcuni accessori che conservano un’atmosfera retrò, come un ventaglio dallo stile antiquato.

p: Mi piacciono le cose che si deteriorano in modo positivo. Tuttavia, questo non significa che mi piacciano particolarmente le cose retrò. Preferirei evitare le cose che hanno un sapore retrò. Le cose vecchie sono fatte di materiali lussuosi e molte di esse trasmettono un’aria di deterioramento positiva. Sono attratto da questo tipo di “concretezza” e tendo a disegnarla. Un vecchio ventilatore è fatto interamente di ferro, ha un senso materico e penso sia una buona cosa.

R: Capisco. Disegna spesso anche barche, le piacciono?

p: Mi piacciono tutti i veicoli, sottomarini compresi.

R: È sorprendentemente raro che un sottomarino venga citato dopo la frase “Mi piacciono i veicoli”.

p: Parlando di questo, in genere mi piacciono i manufatti rotondi. I sottomarini sono fatti di metallo e hanno macchinari dalla texture pesante e rotonda. Sono belli. Inoltre, mi piacciono le cose che girano. Come eliche, ruote, telai, yo-yo. Ecco perché mi piacciono anche i ventilatori.

Sogni che si fanno appena dopo essersi addormentati”

R: Sull’obi della versione libro di Ashizuri suizokukan, c’è una frase che recita: “Fumetti come sogni che si fanno appena dopo essersi addormentati”, ed è un gruppo di opere che dà davvero questa impressione.

p: Il testo dell’obi è geniale.

E: è stato realizzato da Kunisawa di Mandarake, responsabile della Shiryōsei Hakurankai.

p: Nei “sogni che si fanno appena dopo essersi addormentati”, i dettagli sono estremamente chiari e le bugie sono solo bugie, ma non ci si rende conto che sono tali nei sogni.

R: Come la vignetta in cui tutti per strada sgranocchiano baguette e c’è scritto: “È la Francia, quindi è una cosa ovvia?” (Ashizuri suizokukan, p. 174).

p: Questo livello di percezione è comune, no? Gli stranieri pensano che il Giappone “sia pieno di ninja” o che quando vai in Messico, “vedi solo cactus”… non hanno una conoscenza certa, ma fantasticano sulla realtà in modi imprevedibili. I sogni sono la stessa cosa e noi ci basiamo solo sulla realtà nel nostro cervello per creare i dettagli. La realtà che si è percepita è quella che si ritiene reale. Però quando si tratta di cose che non mi interessano, non sono molto bravo, vero? È lo stesso per gli sfondi di cui ho parlato prima: tranne che per la trama principale della storia che voglio davvero rappresentare e per i punti che mi stanno particolarmente a cuore, li disegno in modo piuttosto casuale. Forse è per questo che i lettori hanno la sensazione che si tratti di un “sogno”.

R: Capisco. Allora, c’è qualche opera in particolare che l’ha influenzata – o che le piace particolarmente – visto che disegna opere di questo tipo?

p: Credo di essere stato influenzato, in particolare, da Niimi Nankichi8.

R: Gon, la piccola volpe?

p: Esatto. Ci sono molti capolavori oltre ai famosi Gon, la piccola volpe e Comprare guanti. Molti racconti mi piacciono perché hanno una strana malinconia, come un senso di impotenza, ma sono luminosi e gentili senza essere cupi.

R: Niimi le piace fin da quando andava alle elementari?

p: Sì, quando frequentavo la scuola elementare, intorno a quel periodo, a casa c’era una raccolta di storie per bambini di Niimi, e ho iniziato a leggerle pensando: “Oh, è il tizio di Gon, la piccola volpe” o qualcosa del genere… È stata un’esperienza emotiva complessa, ma aveva un sapore difficile da descrivere e non potevo fare a meno di leggerle ancora e ancora. C’è anche un libro per bambini intitolato Il quadrilatero magico9, che mi è piaciuto molto e che ho letto molte volte. È la storia di un bambino che si perde in una fitta zona residenziale di una città e credo che sia stato il punto di partenza del mio interesse per i paesaggi e le città. Lo leggo ancora di tanto in tanto.

R: Per quanto riguarda i manga che l’hanno influenzata, invece?

p: Hmmm… (lunga riflessione). Per quanto riguarda l’intrattenimento in generale, compresi musica e film, non fruisco le cose avidamente. Non leggo molto, credo di leggere quanto chiunque altro; quindi, penso di essere influenzato da molte cose senza saperlo. Mi dispiace, non ho risposto abbastanza velocemente.

E: Beh, non credo che di solito si arrivi a un’opera come Ashizuri suizokukan facendosi influenzare solo dai manga. Spesso vedo persone che dicono che assomiglia alle opere di Mizuki Shigeru e Tsuge Yoshiharu ma è davvero così?

p: Ho letto alcune opere di Tsuge Yoshiharu, ma per quanto riguarda le opere di Mizuki, ho iniziato a leggerle quando un conoscente che leggeva i miei manga me le ha consigliate perché avrebbero potuto piacermi. Da quando ho iniziato a disegnare manga, cerco di allargare la mia visione. Oh, e mi piacciono anche le opere di Takemoto Izumi.

E: Davvero?

p: Sì, perché realizza storie carine e un po’ strane, ma leggere. La serie che mi piace di più è Rupu☆Sarada10. Non l’ho letta quando usciva, ma forse ne sono stato influenzato. Non so se questo modo di dire possa risultare antipatico…

Adoro leggere i miei fumetti

R: Mi interessano gli strumenti artistici con cui crea il suo stile unico. Può mostrarmene alcuni?

p: Prego, guardi pure. Come minimo, questo è ciò che serve per disegnare fumetti.

R: Oh, questo portapenne è fantastico!

p: L’ho fatto io.

R: L’ha fatto lei!?

p: Mi piacciono le cose di forma triangolare, ma non riuscivo a trovare sul mercato astucci dello spessore giusto, ed erano stranamente leggeri o sottili. Non ho avuto altra scelta se non quella di costruirmene uno da solo in legno.

R: Lo si ruota per aprirlo.

p: È solo un tubo di legno con all’interno una penna a sfera. Di recente ho anche iniziato a usare una penna Kuretake Bibunji. Prima usavo una Pentel Sign Pen, ma non mi piaceva il colore nero più chiaro, così ho deciso di usare quella di Kuretake. È in buone condizioni.

R: Cosa utilizza per disegnare le persone?

p: I tratti simili a matite sono solitamente portamine spesse, con la mina da 1,3 mm. Quando disegno figure distanti o linee sottili, uso una mina da 0,7 mm. A volte ne uso una più spessa per gli schizzi.

R: Gli strumenti più conosciuti sono le G-pen e le Marupen.

p: Avevo l’impressione che i fumetti dovessero essere disegnati con una G-pen, così ho provato a usarla all’inizio, ma era difficile da usare e le linee si confondevano, così ho smesso subito. Col senno di poi, ho capito che il motivo era che la carta era carta per fotocopiatrice… Alla fine, vado avanti con la penna a sfera su carta comune, perché mi sento più a mio agio.

E: Oggi molte persone disegnano in digitale.

p: Alla fine scannerizzo l’immagine, cancello ciò che esce dai bordi e incollo le foto; quindi, uso il digitale molto più di quanto sembri. A parte questo, non uso molti strumenti insoliti.

R: No, anche se gli strumenti in sé non sono insoliti, penso che sia insolito per qualcuno disegnare manga usando questi strumenti. Lei ha detto che disegna su carta per fotocopiatrice, ma ora il suo lavoro è pubblicato anche su Rakuen Le Paradis di Hakusensha. Ci sono differenze nel processo di produzione tra il manoscritto per una casa editrice e quello per una dōjinshi?

p: No, è lo stesso. Lavorando sui nēmu tutto l’anno, quando disegno una storia di 5 pagine le mando a Rakuen. Se mi danno l’ok, preparo il manoscritto completo nello stesso modo per cui lo preparo per le dōjinshi.

R: Cosa si prova a inventare una storia?

p: Quando ho un’idea, posso svilupparla dall’inizio alla fine in una volta sola. Spesso, però, penso a come concludere l’ultima pagina in modo chiaro e piacevole.

R: Qual è il processo di realizzazione del nēmu?

p: All’inizio uso un quaderno sulle mie esperienze quotidiane e in quella fase mi limito ad annotare le cose che mi interessano, ma a volte le idee vengono fuori come se fossero condensate in un nucleo, poi le scrivo. Le idee sembrano nascere e scomparire nella mia testa mentre vivo e parlo normalmente. Quando mi trovo in una posizione in cui posso dire a me stesso: “Ora disegnerò un fumetto su carta”, sento di poter raccogliere le idee che entrano ed escono dalla mia testa. È un processo di registrazione che precede il nēmu. Quando sento che questo processo continua senza interruzioni e che ho trovato l’inizio e la fine del manga, gli do un nome, come per organizzarlo, e inizio la stesura vera e propria.

R: panpanya, lei sembra avere un processo di scrittura piuttosto solido.

p: Davvero? Sembra una cosa lunga quando la dico, ma io fantastico su tante cose, e quando arrivo al punto in cui penso “ecco che arriva l’idea”, butto giù il nēmu in un lampo. Non ne sono completamente sicuro, ma cestino le idee che si interrompono nel bel mezzo di una storia senza troppi tentativi. Quelle buone non si interrompono, vengono fuori e basta.

R: Quindi, se si vorranno leggere altri lavori di panpanya in futuro, si potrà dare un’occhiata alle sue dōjinshi per il Comitia e Rakuen.

p: Sì, esatto. Di recente, sono riuscito a pubblicare costantemente i miei lavori su Rakuen quindi penso che inizierò a concentrarmi su “cose che possono essere fatte solo per le dōjinshi”. Tuttavia, non c’è una distinzione netta tra manga commerciali e dōjinshi in termini di contenuti, quindi voglio pensare più che altro alla forma dei libri che autopubblicherò.

R: Tra l’altro, Rakuen ha una rivista principale e un supplemento web. Scrive e disegna pensando a questa divisione?

p: La rivista ha un regolamento sul numero di pagine, per cui se qualcosa si adatta bene a questo, viene inserito al suo interno. Fortunatamente, il caporedattore di Rakuen è preoccupato che l’imposizione di restrizioni possa rendere il lavoro noioso, quindi in pratica disegno liberamente senza pensare alla differenza tra la rivista principale e l’edizione aggiuntiva per il web.

R: La redazione di Rakuen allora è molto tollerante.

p: Sì, è stato un incontro unico nella vita che mi ha permesso di disegnare per loro, è davvero una bella rivista. Sono grato/a di farne parte.

R: Si vede che si diverte a disegnare.

p: Adoro leggere i miei fumetti.

R: Ah, sul serio?

p: Quando lo dico, tutti rispondono in quel modo.

R: Ci sono molti artisti che non vogliono vedere ciò che hanno disegnato in passato.

p: Sì, è vero. La mia motivazione è se risulta interessante o meno per me e questo è il criterio per decidere se disegnarlo o meno. Quindi, quando lo leggo da solo, è comunque interessante. Mi piace leggerlo molte volte da solo.

R: È bello comunque che il suo lavoro sia apprezzato da tante persone.

p: Se disegno qualcosa per qualcun altro e mi dice che non è interessante, probabilmente rimango deluso. Fondamentalmente, mi sento come se stessi raccomandando qualcosa che ritengo interessante, così se qualcun altro fa qualche affermazione contraria, posso semplicemente dire: “Oh, quindi non era interessante per te?”. Se qualcuno dice che gli piace il mio lavoro, questo mi rende molto felice e grato/a.

R: Questa storia [indicando sul tavolo Il caso della salamandra gigante, poi finita nel volume An invitation from a crab] è fantastica. È la prima volta che la leggo…

p: Quella? Non gliel’avevo ancora mostrata? Mi dispiace. È una delle mie preferite.

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1 Esposizione che si tiene ogni anno a Nakano, Tokyo, dal 2009, che presenta dōjinshi di tipo documentaristico con archivi, tabelle, grafici, testi di critica e di ricerca. Molte delle locandine riguardanti l’esposizione sono stati disegnati da panpanya.

2 Margaret Comics è un imprint sotto cui venivano pubblicate in tankōbon le serie apparse precedentemente su Margaret e Bessatsu Margaret, storici magazine shōjo.

3 Serie di libri tascabili pubblicati da Hoikusha.

4 Solitamente i manga vengono rilegati in unità composte da sedici pagine.

5 Nell’ambito dell’editoria giapponese, l’obi è una striscia di carta arrotolata intorno a un libro o a un altro prodotto (per esempio un cofanetto) che riassume alcuni dei contenuti. Questo termine è un’estensione della parola usata nell’abbigliamento giapponese per la fascia che stringe il kimono.

6 Pasta densa utilizzata per diversi tipi di alimenti.

7 Entrambi i cibi sono ottenuti dalla lavorazione del pesce e sono a base di surimi.

8 Niimi Nankichi (1913-1943) era uno scrittore giapponese attivo soprattutto nel campo delle fiabe. La sua opera più famosa, trasposta anche in forma animata, è Gon, la piccola volpe.

9 Ma no shikakkei – Mishiranu machi e, opera per ragazzi dello scrittore di gialli Takemiya Takayuki pubblicata da Bunkeidō nel 1991.

10 Rupu☆Sarada è stata serializzata su Be Love Parfait di Kōdansha dal 1990 al 1991. La protagonista, Sarada, interroga il padre su banali eventi quotidiani e, quando lei gli pone delle domande, lo zio (fratello minore del padre) le fornisce spiegazioni basate sui propri ricordi (che sono in realtà storie immaginarie). Nel 1996 è stato pubblicato un gioco per PlayStation che utilizza i personaggi dell’opera.

Traduzione e note di Lorenzo Di Giuseppe.

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