Sulle tendenze europee del Sōsaku-hanga

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In copertina, stampa su matrice in legno di Okuyama Gihachirō.

Scritto da Marco Milone.

All’inizio del Ventesimo secolo, il Giappone stava attraversando un periodo di intensa modernizzazione e occidentalizzazione. Questo cambiamento coinvolse anche l’arte, con l’introduzione del concetto di bijutsu (“arte”), portando alla creazione di accademie d’arte e alla diffusione di tecniche pittoriche occidentali. Anche l’architettura e l’artigianato subirono trasformazioni significative, fondendo stili provenienti dall’Europa con quelli giapponesi.

Artisti come Kuroda Seiki (1866-1924) studiarono in Europa, introducendo tecniche come il chiaroscuro e il prospettivismo. Queste influenze si rifletterono anche nell’architettura, con edifici governativi, scuole e abitazioni private progettati secondo modelli europei, come il Rokumeikan, un edificio in stile neoclassico simbolo dell’occidentalizzazione culturale. Gli artisti cercarono nuove forme di espressione che rispondessero sia alla tradizione giapponese sia alle influenze occidentali.

Il Sōsaku-hanga emerse come una risposta a queste influenze, proponendosi come una forma d’arte personale e sperimentale. Gli artisti mescolavano l’estetica giapponese tradizionale con tendenze internazionali, specialmente i metodi europei di pittura e incisione, spesso incorporando elementi dell’espressionismo e dell’arte astratta. Questo approccio differiva dal movimento Shin-hanga, che esaltava la separazione delle funzioni di incisione.

A differenza dell’ukiyo-e, caratterizzato dalla divisione del lavoro tra disegnatori, incisori e stampatori, e dello Shin-hanga, che rinnovava soggetti e stili tradizionali per un pubblico contemporaneo, gli artisti del Sōsaku-hanga controllavano ogni fase del processo di produzione per esprimere direttamente la loro creatività e sensibilità artistica.

Pionieri come Yamamoto Kanae (1882-1946) spingevano per un ritorno all’artigianato individuale, in cui l’artista fosse sia creatore che artigiano. Altri artisti, come Onchi Kōshirō (1891-1955) e Matsubara Naoko (1937-), esplorarono strade diverse, integrando tecniche astratte e calligrafia nelle loro opere.

Dopo la Seconda guerra mondiale, Onchi abbracciò completamente l’arte astratta, combinando tecniche tradizionali giapponesi e stili artistici occidentali, creando opere innovative. Il Sōsaku-hanga fu un dialogo con l’arte europea, arricchendosi attraverso la contaminazione culturale ed evolvendosi in una forma d’arte unica che rispettava il passato e cercava innovazione e individualità.

Similarmente allo Shin-hanga, anche il Sōsaku-hanga eliminò la linea di contorno tipica dell’ukiyo-e, ma i suoi soggetti si discostavano dalla tradizione giapponese, esprimendo l’individualità dell’artista. Se lo Shin-hanga guardava all’impressionismo, il Sōsaku Hanga era influenzato dagli espressionisti tedeschi e dall’arte astratta.

La nascita del Sōsaku-hanga viene solitamente attribuita alla stampa “Gyofu” (“Pescatore”, 1904) di Yamamoto Kanae, presentata sulla rivista Myōjō. Questa stampa fu accolta come rivoluzionaria per la sua autoespressione pittorica spontanea e come commento sociale, romanticizzando l’immagine di un pescatore e analizzando i membri della classe operaia come eroi della società, in linea con i discorsi liberali del periodo Meiji.

“Gyofu”

Per gli artisti del Sōsaku-hanga, questo fu un periodo cruciale ricco di iniziative e sviluppi artistici. Eventi fondamentali come la nascita della rivista Shirakaba e la mostra sull’espressionismo tedesco del 1915 favorirono la fusione tra influenze occidentali e tradizione giapponese. L’influenza dell’espressionismo tedesco permise agli artisti Sōsaku-hanga di esplorare nuove dimensioni espressive utilizzando forme distorte e colori vivaci per trasmettere emozioni profonde. Questa sintesi creò un linguaggio visivo unico, riflettendo le tensioni e le aspirazioni dell’epoca.

Taninaka Yasunori (1897-1946) incorporò immagini e iconografie occidentali, realizzando prima del 1925 opere dai colori vivaci che lo resero un precursore del surrealismo. Il suo lavoro rappresenta la psiche moderna collettiva tra le guerre mondiali, fondendo sogni e vita fantastica con commenti culturali del suo tempo. La serie “Boso” (1925) di Taninaka, composta di diciotto opere, include “Boso F”, che raffigura una figura da incubo con una lingua eccezionalmente lunga e “Boso L”, che rappresenta una donna mascherata che calpesta teste umane sommerse. Queste opere esplorano temi surreali e onirici, fondendo realtà e fantasia.

Altresì, la fermezza d’animo e la capacità di Hamada Chimei (1917-2018) sono evidenti nelle sue opere, dove utilizza un espressionismo surreale simile a Otto Dix (1891-1969) per trasmutare la barbarie in un teatro comico di crudeltà. La lavorazione dell’incisione su lastra di rame, che implica manipolare e ferire la superficie con acido, diventa una metafora della guerra. Tra i progetti di Hamada, “Torihiki jūga no kage” (“All’ombra dei fucili”, 1951) utilizza l’acquaforte e l’acquatinta per allineare fucili, simboli dell’esercito, la cui ombra contiene bruchi senza vita, metafora delle reclute private della loro libertà.

Le ultime opere di Maeda Masao (1904-1974), influenzate da Max Ernst (1891-1976), pionieristico del grattage1 e del frottage2, sono particolarmente ammirate per il loro stile quasi surreale. In “Kuchu kyokugi” (1930), occhi disegnati in modo stridente e surreale appaiono nella parte inferiore dell’immagine, mentre un acrobata in equilibrio su un piedistallo di legno mostra la punta del suo palo nella schiena, evocando un senso di disturbo.

“Kuchu kyokugi”

I primi lavori di Nagase Yoshiro (1891-1978) per la storica rivista Kamen sono opere espressioniste, come “Haru” (“Primavera”, 1915), che raffigura una figura femminile in silhouette contro un sole cocente, assumendo una posa di danza per celebrare la stagione. Il taglio grezzo del blocco e l’inchiostro monocromatico ricordano la scuola espressionista tedesca di incisione.

Ancora la fondazione di Kamen e l’influenza di Munch hanno avviato la carriera artistica di Nagase come horishi (“incisore”). Dopo il suo soggiorno in Francia (1929-1936), le sue stampe hanno preso una svolta verso il lirismo, l’astrazione figurativa fantasiosa e la pura astrazione. In “Shoka” (1958), Nagase esplorò l’uso di stencil senza xilografia, utilizzando blu scuro e azzurro per rappresentare un nudo, riferendosi al lirismo stagionale. In “Oashisu” (1968), le forme audaci e il pigmento arancione bruciato creano un contrasto con i grigi e lavanda, mostrando la sua conoscenza delle tendenze internazionali senza rinnegare le radici giapponesi.

Parallelamente all’espressionismo, l’arte astratta emerse come forza rivoluzionaria in Occidente, influenzando profondamente il Sōsaku-hanga. L’integrazione dell’astrazione portò a una fusione di stili, con sperimentazioni su forme geometriche, linee e colori puri. Questa adozione ampliò il vocabolario visivo e permise maggiore libertà creativa, distaccandosi dalla rappresentazione figurativa tradizionale e mettendo in risalto l’espressione individuale e l’innovazione formale.

L’uso di forme geometriche e linee pure permise di esplorare temi universali come l’armonia, il movimento e l’equilibrio. Questa sperimentazione portò a una diversificazione delle tecniche e dei materiali, spingendo gli artisti a innovare e ridefinire i confini dell’arte della stampa.

Artisti come Onchi, che avevano già mostrato interesse per l’espressionismo astratto, si convertirono pienamente all’arte astratta dopo la guerra, mentre altri come Maki Haku (1924-2000) e Shinoda Tōkō (1913-2021) sintetizzarono calligrafia ed espressionismo astratto per creare immagini serene.

Negli ultimi quindici anni della sua vita, l’astrazione dominò l’opera di Onchi. Le sue stampe, che spaziano dai soggetti tradizionali ai ritratti e opere astratte, incorporavano tessuti, corde, carta e foglie. Onchi esplorò immagini figurative astratte e simboliche, combinando tecniche giapponesi e occidentali. In particolare, fu influenzato da artisti come Vasilij Kandinsky (1866-1944) e Paul Klee (1879-1940). Le sue stampe, caratterizzate da composizioni geometriche e colori vibranti, incarnano l’essenza dell’astrazione, utilizzando forme semplici e linee dinamiche per evocare emozioni, piuttosto che rappresentare scene riconoscibili.

Onchi produsse una serie di disegni astratti di piccolo formato, come la serie “Lyrique No.2: Gakkyoku ni yoseru jojo” (“Lyrique No.2: sulla composizione musicale”), esprimendo le sue risposte emotive alla musica classica con un linguaggio visivo distintivo di forme e colori, rappresentando un passo fondamentale nell’astrazione nella stampa giapponese. Un esempio emblematico è “Alborada del gracioso” di Maurice Ravel, dove Onchi enfatizza l’aubade attraverso forme e superfici strutturate, esprimendo i suoi sentimenti in risposta alla musica di Ravel. La composizione include una fascia blu serpeggiante e sfere bianche su uno sfondo riccamente strutturato.

“Alborada del gracioso”

Sotto l’influenza dello stile della xilografia semi-astratta perfezionato da Onchi, Takahashi Rikio (1917-1999) si immergerà nell’astrazione, combinando le qualità tradizionali giapponesi con lo stile astratto moderno. In “Niwa dou B2” (“Giardino movimento B2”, 1985), si evidenziano colori armoniosi, ampio uso dello spazio e sovrapposizione di blocchi di colore, con elementi pittorici quasi riconoscibili come le rocce che richiamano il tema del giardino in stile giapponese. Nelle sue stampe, lo spazio diventa un prodotto di luci e ombre, con una tensione sbilanciata che evoca un’austera sublimità attraverso l’uso magistrale dell’asimmetria.

“Kyōto no jojo”, Takahashi Rikio

Hashimoto Okiie (1899-1993) ha utilizzato colori vibranti, linee e forme sovrapposte, fino a creare texture interessanti, soprattutto nelle opere più astratte. I suoi giardini di sabbia parzialmente astratti contrastano un’atmosfera di contemplazione con forme geometriche. La sua manipolazione della prospettiva attira gli spettatori nelle sue rappresentazioni stravaganti. La sperimentazione di stili e tecniche ha dato vita a un segno artistico individualizzato.

Esemplare del suo stile è la stampa “Shokei katsura” (1965), che amplifica l’intensità della luce solare. L’effetto della luce screziata sulla percezione delle forme e l’uso di pigmenti gialli e verdi creano una composizione energetica, illuminando il terreno con chiazze di luce solare intensa. Affascinato dai giardini rocciosi giapponesi, Hashimoto ha progettato molte vedute del soggetto, come nella stampa “Sekitei” (1975). La geometria controllata di linee parallele e rocce sfaccettate conferisce alla composizione una quiete contemplativa. La profondità è ambigua e i punti di vista spostati costringono lo spettatore a riorientarsi visivamente.

Anche le opere di Munakata Shikō, caratterizzate da colori audaci e forme stilizzate, riflettono una sintesi tra astrazione e tradizione, creando un linguaggio visivo unico. Nel 1945, Munakata produsse la serie “Shokei sho hangakan”, un set di ventiquattro immagini colorate a mano dal retro: ogni figura contorta riempie lo spazio pittorico come forme nere piatte, con dettagli incisi, mentre le linee bianche in grassetto, colorate a mano sul retro, permettono ai colori di scorrere attraverso la carta.

In conclusione, l’integrazione dell’astrazione nel Sōsaku-hanga ha segnato una svolta fondamentale nell’evoluzione del movimento, ampliando le possibilità espressive e creando opere che fondono armoniosamente influenze occidentali e tradizione giapponese. Attraverso l’integrazione di elementi espressionisti e astratti, gli artisti del Sōsaku-hanga hanno esplorato nuovi modi di rappresentare emozioni, spiritualità e concetti astratti. La distorsione delle forme, l’uso audace del colore e l’enfasi sull’espressione individuale hanno permesso lo sviluppo di un linguaggio visivo unico. Opere di artisti come Onchi e Munakata testimoniano l’impatto duraturo di queste influenze.

Onchi Koshiro ha esplorato l’equivalenza tra i suoni nella musica e i colori nelle arti pittoriche, producendo disegni astratti influenzati da compositori come Ravel, Debussy e Stravinsky. Inoltre, ha integrato elementi della tipografia moderna e del design grafico, influenzati dai costruttivisti russi e dal Bauhaus. In “Abstract Composition,” Onchi esplora le possibilità offerte dall’astrazione e dall’espressionismo. Forme geometriche e linee fluide creano una composizione dinamica che invita alla riflessione, con l’uso del colore e della texture che conferisce una qualità tattile all’opera.

Le opere di Munakata riflettono una combinazione di espressionismo astratto e tecniche tradizionali giapponesi. Nelle sue stampe, utilizza linee dinamiche e colori profondi per evocare spiritualità e connessione con la natura. Munakata vedeva se stesso come un mezzo temporaneo per rivelare il progetto, conferendo spontaneità ed energia spirituale alle sue stampe, simili a schizzi con tocchi di colore.

Il suo “Bodhisattva Kannon” mostra l’evoluzione stilistica di Munakata sotto l’influenza dell’espressionismo, con una figura centrale rappresentata con linee energiche e dettagli meticolosi, contrastando con lo sfondo astratto e movimentato per enfatizzare la spiritualità e la potenza emotiva.

L’adozione di tecniche e stili occidentali non ha significato un abbandono delle radici artistiche giapponesi, ma una rielaborazione creativa che ha portato a una maggiore consapevolezza e valorizzazione dell’identità culturale.

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  1. Tecnica pittorica e artistica che consiste nel “grattare” con diversi strumenti la pittura ancora fresca stesa su un supporto. ↩︎
  2. Tecnica pittorica e artistica che si basa sullo sfregamento. ↩︎

Marco Milone, poeta, saggista e produttore cinematografico, è membro del CDA della PMI “Freedom Waves”, e delle startup “SurgiQ” e “Smart Sommelièr”, nonché co-fondatore di “The Nemesis”. Tra le sue pubblicazioni precedenti: Per un introduzione sugli emaki (2020), Evoluzione e rappresentazione simbolica del gioco del go (2021), Lo scintoismo (2021), Ukiyo-e: il periodo classico (2022).

Una replica a “Sulle tendenze europee del Sōsaku-hanga”

  1. Avatar Alessandro
    Alessandro

    Uno spunto di riflessione notevole la divisione dei ruoli all’interno dell’arte. Mi chiedo come siano state le dinamiche sociali: conversazioni gerarchiche tra vari attori, ciascuno con una propria funzione e mansione? Un menù di Photoshop, visualizzato dall’autore e comunicato verbalmente? O con campionari?

    Affascinanti le varie sfumature dello Sōsaku-hanga, credo che riappropriarsi di ciò che è stato tolto o diviso sia una grande aspirazione. La chiarezza espositiva, un riflettore sulle zone d’ombra della mia cultura personale e sulla luce conoscitiva dell’autore.

    Nella lettura è stato bello osservare i miei pensieri: dall’iniziale “oddio non capirò nulla” al “che serenità qui”. Come se un respiro profondo ed un attimo di contemplazione siano un momento rigenerativo in questo mondo frenetico.

    Grazie per la condivisione!

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